lunedì 14 dicembre 2009

Dedicated to Delara Darabi

Wikipedia - Delara Darabi was an Iranian Gilaki female, who was sentenced to death by hanging when she was only 16 years old. She was convicted of murdering her father's female cousin in 2003. Although Delara initially claimed that she had committed the crime, she subsequently recanted and explained that her older boyfriend, Amir Hossein, had persuaded her to lie about the incident to protect him. According to Delara and other sources familiar with the case, Amir Hossein was the person who had committed the murder in an attempt to steal from the wealthy member of the Darabi family.

The colours of Delara

The images run in a drawing,
They are the hidden happiness of a caged woman,
The rags lost in the warm wind
That graze the remains of a shattered happiness.
The square empties itself of an absent woman
For a conviction, a punishment in the body.
Delara, the illusion is emptied by time,
Burnt by constant biting madness.
The head is inclined on a white paper.
“I hope that colours would bring me back to life”.
At dawn everything is still, the telephone rings
“They are going to hang me now,
Please help me, tell them to not do it!”
While the gallows puts an end to forgiveness
And the face doesn’t show any hopes.
The last breath gets lost
… it is evil that watches among the shadows.
A hand caresses the skin still warm
… it is a blackcap’s desperation.
The feet stir into the wind, suspended
… without touching the ground anymore
… without touching life anymore.

I colori di Delara

Le immagini scorrono in un disegno,
sono le felicità nascoste di una donna in gabbia,
i brandelli persi nel vento caldo
che sfiorano i resti di una gioia in polvere.
Si svuota la piazza di una donna assente
per la condanna, un castigo in corpo.
Delara, l’illusione svuotata dal tempo,
bruciata dalla follia … costante, pungente.
Il capo è chino su un foglio bianco
“Spero che i colori mi restituiscano alla vita”.
Tutto tace all’alba, il telefono che squilla
“Stanno per impiccarmi adesso,
per favore aiutatemi, ditegli di non farlo!”
mentre il patibolo scalfisce il perdono
e il volto non accoglie più speranze.
Si perde l’ultimo respiro
… è il male che osserva tra le ombre.
Una mano accarezza la pelle ancora calda
… è la disperazione di una capinera.
I piedi si muovo nel vento, sospesi
… senza toccare più terra
… senza toccare più vita.

Primo Premio ex aequo XIX Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa 2009 “Maria Scarcella Padovano” (12/12/2009)

martedì 8 dicembre 2009

Dedicated to small Samia (Afghanistan)

Link history: http://www.rawa.org/samia.htm
7 year old Samia has a shocking story. She is one of tens of thousands of Afghanistan's girls who fall victim of family violence in the male-chauvinistic society where fundamentalists promote and support dirty misogynistic customs.

My little Samia

Her tapering hands are hidden under the rags,
The wind is dammed under a barred door
While the precious quietness approaches before the pain.
The fate holds on her delicate shoulders,
Her hair is scattered on the trampled floor
And in the words, the echo of an unknown shame.
The biting cold uproots the warm
And the absent glance presses against a young woman.
My little Samia, my little princess.
Toys sink into the mud
And the pain constantly bites her light breath.
My little Samia, my little light.
The memories are still alive under the extinguished ashes
While the voice trembles in the suffering… in those sought after caresses.
Her denied freedom is curled up outside,
Bound to an old chain
To keep away love… hope.
The wounds and the violence are, for a distant man,
The sacrifice and the innocence for a caged angel
Survived, subsided, suspended before it comes back to life.
Someone flings open a closed door,
And hugs and holds my little angel again,
The blinded light shows the interrupted pain
And time, generous, begins to flow again.

La piccola Samia è una tra le decine di migliaia di bambine vittime dell'Afghanistan. Suo padre violentò una bambina. Quando fu arrestato gli fu chiesto di dare sua figlia in sposa per saldare il debito. Samia per due anni fu trattata come una schiava subendo ogni tipo di tortura e discriminazione. Reclusa in uno scantinato buio le fu deturpato il corpo con il metallo rovente, tirati i capelli e costringendola a stare nuda per ore all'aperto durante il gelido inverno. Alcune persone della zona l’hanno salvata circa 3 anni fa consegnandola alle autorità.

La mia piccola Samia

Le mani affusolate sono nascoste sotto gli stracci,
il vento resta arginato sotto ad una porta sbarrata
mentre la quiete si accosta preziosa prima del dolore.
Sulle spalle fragili si aggrappa il destino,
i capelli si disperdono sul pavimento calpestato
e nelle parole l’eco di una vergogna sconosciuta.
Il freddo pungente sradica il calore
e lo sguardo assente si stringe ad una donna in fasce.
La mia piccola Samia, la mia piccola principessa.
I giocattoli sprofondano nel fango
e il dolore morde senza sosta il respiro lieve.
La mia piccola Samia, la mia piccola luce.
I ricordi sono ancora vivi sotto la cenere spenta
mentre la voce trema nella sofferenza … nelle carezze cercate.
La libertà negata resta accucciata fuori,
legata ad una vecchia catena
per tenere distante l’amore … la speranza.
Le ferite e la violenza sono per un uomo lontano,
il sacrificio e l’innocenza per un angelo in gabbia
sopravvissuto, adagiato, sospeso prima di tornare alla vita.
Qualcuno spalanca la porta chiusa,
abbraccia e stringe nuovamente il mio piccolo angelo,
la luce accecante mostra la pena interrotta
ed il tempo, generoso, ricomincia a scorrere.

Terzo Premio ex aequo XVIII Edizione del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa 2008 “Maria Scarcella Padovano” (12/12/2008)

mercoledì 2 dicembre 2009

Dedicated to Elisenia and the Colombian community San José de Apartado

Link history: http://www.forcolombia.org/node/12
San Jose de Apartadó is a small town in the northwest of Colombia, near the gulf of Uraba. Farmers settled there in the 1960s and 70s and since then the community has participated in cooperative agricultural and communal living. In March of 1997, the Community responded to the escalating violence and extrajudicial killings of community leaders by declaring themselves a Peace Community ...

Los sueños de Elisenia

Los deseos se desarman con las primeras luces del alba
Colombia despierta entre los pensamientos de mi adolescencia
una madre se acurruca en el temblor de un dolor que está por venir
Yo me entibio aún en la calma de un nuevo día
se relaja el viento, la serenidad acaricia seis almas
en el último día de mis quince años
Entre las ansias y la violencia que queda
los sueños tienen el perfume de la paz,
las esperanzas el recuerdo más dulce de la compasión
mientras la vida se esconde afuera, lejos de mi habitación.
“Cuando me voy, guarda bien mis fotos, viejita mía”.
Una caricia antes de partir…y el futuro,
a través de las palabras de una sensación.
Las razones crecen en el corazón,
en el cansancio de ir siempre hacia delante, de ir siempre más allá.
Son las 6 de la mañana en San José de Apartado,
mis mejillas rozan la almohada todavía tibia,
algo atraviesa la ventana, desarma lo que está por venir
y rueda por el piso destrozando mi infancia.
De repente, los ojos se abren, se buscan
en ese instante de locura retenida previo a la claridad,
antes de apagar la última luz de democracia
y antes aún de arrancarme aquello que me pertenece.
Entre las ruinas…mi derecho a la vida

I sogni di Elisenia

I desideri si sgretolano alle prime luci dell’alba,
la Colombia si risveglia tra i pensieri della mia adolescenza,
una madre si stringe nel brivido di un dolore annunciato
ed io mi riscaldo ancora nella calma di un nuovo giorno.
Il vento si distende, la serenità coccola sei anime
nell’ultimo giorno dei miei quindici anni.
Tra le ansie e la violenza che resta
i sogni hanno il profumo della pace,
le speranze il ricordo più dolce della compassione
e la vita si nasconde fuori, distante dalla mia stanza.
“Cuando me voy, guarda bien mis fotos, viejita mia”.
(Quando me ne vado, conserva bene le mie foto, vecchiettina mia)
Una carezza affettuosa prima d’andare via
e il futuro … attraverso le parole di una sensazione.
Le ragioni crescono nel cuore,
nella fatica di andare avanti … andare oltre.
Sono le sei del mattino a San José de Apartadò,
le guance sfiorano il cuscino caldo,
qualcosa attraversa la finestra disarmando un avvenire
e rotola sul pavimento infrangendo la mia infanzia.
Gli occhi si spalancano d’improvviso, si cercano
nell’attimo di follia custodita prima del chiarore,
prima di annullare anche l’ultimo miraggio di democrazia
e prima di sradicare ciò che m’appartiene.
Tra le macerie … il mio diritto alla vita.

Quarto Premio I Edizione 2007 Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Alberoandronico” (08/02/2008)