domenica 21 febbraio 2010

Dedicated to Falluja (Iraq)

Falluja è una città a circa 69 km ad ovest di Baghdad, in Iraq. Nel 2003 è stata coinvolta nella seconda guerra del golfo. Contava una popolazione di circa 350.000 abitanti. Alla fine del conflitto, secondo quanto stimato nel 2006, la popolazione totale era di 200.000 abitanti. Nell'Iraq era conosciuta come la “città delle moschee”. Ne aveva oltre 200 tra la città e i villaggi circostanti. Dopo la guerra circa il 60% degli edifici è stata danneggiata, di cui il 20% totalmente distrutti, incluse 60 delle moschee della città. Falluja è una città martoriata, dove restano le ombre di molte vite spezzate. È il simbolo di un'altra guerra fatta di disperazione, di rabbia, di innocenza.

Falluja
Le mura cadono, tra me e l’asfalto fatto di paura,
un uomo urla, tra i fucili che gli attraversano il petto,
la disperazione cresce, tra la rabbia e l’innocenza
Nelle braccia gli occhi spenti di mio figlio,
le sue piccole mani che cercano il mio viso,
le ferite che straziano l’amore di una madre,
… lo perdo, avvolto nel calore del mio petto
mentre il cuore si ferma, nell’ultimo respiro che lo lega a me.
Il silenzio è inferno con le luci del tramonto,
il respiro è dolore nel vedere ancora.
Urlo … alzando le mani al cielo, verso un Dio che non vedrò,
sopravvivo … a l’odio nelle briciole di vita che mi restano,
la forza cede … tra gli aerei in volo sul nulla
nella città che ha smesso di vessare.
Resto sola, nella notte illuminata dalle bombe,
resto viva, tra il sangue di chi mi ha amato,
resto calma, perché la morte mi raggiunga in fretta.
Gli occhi sono spenti mentre ascolto i passi ...
si avvicinano, mi circondano, mi afferrano ...
... è l'illusione prima del dolore,
... prima di capire,
... prima di morire.

Primo Premio 2° Concorso Letterario Nazionale di Poesia, Narrativa e Tesi di Laurea Città di Ginosa (31/10/2006)

venerdì 5 febbraio 2010

Trabalho dedicado às meninas que são vítimas de prostituição infantil em Belém, Brasil

L’angelo di Belém

Mani sudice tra le gambe,
lenzuola umide di sudore,
"chiamami papà" nel respiro affannato
dell'ennesimo uomo disteso su di lei.
Lei, bimba di periferia,
angelo, tra le bambole di pezza,
schiava, del prezzo di una vita.
Nella stanza un vecchio comodino,
il suo viso riflesso in uno specchio
e il desiderio di continuare a vivere
nel giorno che una donna resta bimba.
Un coniglio bianco insegue i suoi sogni,
il futuro nascosto dietro la porta di un motel,
l’indifferenza che viola la sua innocenza,
prende a calci i desideri che custodisce.
Si ferma la notte,
tra gemiti di realtà e compassione,
resti e sei solo un angelo,
nel piccolo borgo di Belém.

Selezione Editoriale “Il Suono del Silenzio 2006”