Esen ed Elif, anime curde
Sono calma, ancora lucida, sola,
mentre afferro i rimpianti di una sorella,
tra
gli abiti accanto a una follia,
in
un legame forte come la libertà.
Sento
il calore crescere sulla pelle,
le
fiamme imprigionarmi nell'inferno,
il
dolore dare un senso alla mia pazzia
nella
torcia umana che si spegne in una stanza,
tra
gli scritti, il mio lavoro, la mia vita.
Il
corpo si piega, già martoriato dai ricordi,
le
gambe cedono, lontana dagli affetti.
Voglio
andare via, adesso ...
ma
nessuno ascolta l'agonia di una donna
che
come luce gelida di una candela,
spiega
le ali di una amara vittoria.
Il
ricordo di una sorella, il suo respiro di tre giorni,
un
letto che soffoca, che stringe i polsi, le caviglie
...
questo era il suo canto e il mio destino.
La
guardo, le sorrido, la cerco.
È
il viso umido di mia madre,
la
madre coraggiosa di questa ultima agonia.
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